Andy Warhol PopArt & Textiles

Andy Warhol PopArt & Textiles – I pannelli della sezione Pop Art

A cura di Vincenzo Sanfo e Alberto Rossetti

Galleria fotografica

ANDY WARHOL POP ART

La prima sezione della mostra dedicata a Andy Warhol intende percorrere, attraverso una ampia selezione di opere, tutta l’evoluzione artistica ed umana, di uno dei più grandi protagonisti dell’arte del nostro tempo, uno dei più poliedrici e influenti, dei più amati e discussi.

Vi sono esposte circa 150 opere, tutte provenienti da collezioni private: alcune delle più famose serigrafie, insieme a foto, manifesti, riviste, ceramiche e una straordinaria serie di copertine di vinili. Opere e oggetti che hanno consacrato Andy Warhol come padre della Pop Art, capace di rileggere la cultura di massa attraverso le sue forme.

Il percorso espositivo inizia proprio con le copertine dei vinili che Warhol ha realizzato a partire dal 1949 fino al 1987, attraversando così tutta la sua vicenda artistica. Giovane designer, grazie al suo lavoro di grafico presso importanti case discografiche, Warhol sperimenta tecniche e soggetti che poi utilizzerà nel suo lavoro futuro. Sono esposte alcune vere rarità, come le prime cover realizzate negli anni ’50, che hanno contribuito a sviluppare il suo gusto estetico e figurativo, cimentandosi inoltre con i ritratti di personaggi iconici quali ad esempio Paul Anka, Liza Minnelli, John Lennon e molti altri, tra cui Loredana Bertè.

Una sezione importante è poi dedicata alle straordinarie immagini elaborate da Warhol per la rivista Interview, da lui ideata e diretta dal 1979 al 1984.

Sono poi presentati alcuni dei lavori che Warhol ha creato a partire dagli anni Sessanta e che hanno contribuito alla sua affermazione come artista poliedrico, capace di misurarsi con le tecniche più disparate e con tutti i generi maggiori del linguaggio espressivo. Insieme alle foto realizzate per la promozione del film Trash (1970) sono esposti alcuni manifesti pubblicitari, realizzati tra il 1970 e il 1975 e una serie di formelle in ceramica Rosenthal, realizzate nel 1987 e firmate dall’artista.

Sono anche esposte alcune Polaroid, realizzate da Warhol tra il 1972 e il 1975 per immortalare personalità come Paloma Picasso, Tony Curtis, Jack Nicholson, Marisa Berenson e altri protagonisti del jet set internazionale. E poi libri e cataloghi con dediche e disegni.

Agli inizi degli anni ’60 Warhol aveva creato The Factory, il suo studio a Midtown Manhattan, concepito non solo per produrre opere d’arte, ma per accogliere le personalità più famose ed eccentriche. È in quegli anni che Warhol inizia a realizzare una serie di serigrafie.

Saranno quelle che riproducono le Campbell’s Soup, un popolare prodotto del mercato americano, a determinare il suo successo mondiale, insieme ad un acceso dibattito tra fans e detrattori.

Saranno poi le serigrafie come Flowers e i ritratti di personaggi mitici come Marilyn Monroe e Mao a diventare “di culto” per il grande pubblico, ma anche per il mercato. Considerata una tecnica minore, quasi industriale, la serigrafia diventerà, grazie a Warhol, una tecnica apprezzata e utilizzata da altri protagonisti della scena artistica.

Oltre a queste mitiche e spettacolari opere serigrafiche è esposta la serie di litografie dedicate a Mickey Mouse, realizzate all’inizio degli anni ’80.

Nel percorso espositivo sono collocate alcune opere di tre artisti per i quali il rapporto con Andy Warhol è stato particolarmente significativo: Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Jeff Koons.

L’ultima sezione è dedicata al rapporto di Warhol con l’Italia e vi sono esposte una Joan Collins del 1985 della collezione De Ruvo e due Vesuvius realizzati in occasione dell’omonima mostra ideata dal gallerista Lucio Amelio e concessi in prestito dalle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo.

In apertura e a chiusura del percorso sono esposte due sculture luminose di Marco Lodola.


ANDY WARHOL E L’ITALIA

Andy Warhol ha avuto un rapporto particolare con l’Italia, che, dalla fine degli anni Settanta, è diventata una tappa fondamentale per la sua carriera, non solo come luogo di esposizione e riconoscimento, ma anche come fonte d’ispirazione e contatto con la cultura europea.

Il primo grande incontro di Warhol con l’Italia è avvenuto nel 1974, con una mostra personale a Ferrara. Da quel momento, l’artista è tornato più volte per esporre le sue opere in città come Roma, Napoli, Milano e Venezia.

È proprio in Italia che la sua arte ha raggiunto un pubblico più vasto, anche grazie all’interesse di galleristi e collezionisti italiani come Lucio Amelio, che ha giocato un ruolo cruciale nella diffusione del suo lavoro nel nostro Paese.

L’episodio più emblematico è legato proprio a Napoli, dove Warhol giunge a seguito del terremoto in Irpinia insieme ad altri artisti su invito di Lucio Amelio per il progetto Terrae Motus. Vi realizzerà il famoso trittico con la riproduzione serigrafica della prima pagina del quotidiano Il Mattino del 26 novembre 1980, in cui campeggia un gigantesco “FATE PRESTO”.

Nel 1985, in occasione della mostra al Museo di Capodimonte organizzata dallo stesso Lucio Amelio, realizza la serie Vesuvius, ispirata all’energia distruttiva e creatrice del vulcano. Lavori intensi che uniscono l’estetica Pop alla drammaticità degli eventi reali e dimostrano come il rapporto con l’Italia non fosse solo superficiale o commerciale, ma profondamente umano e artistico.

Inoltre, Warhol è stato affascinato dalla cultura visiva italiana: l’arte rinascimentale, la religiosità diffusa, le icone del cinema come Sophia Loren. Ha realizzato anche ritratti di personalità italiane ed è stato spesso presente nei salotti culturali italiani, incarnando perfettamente quella fusione tra arte, celebrità e consumo che ha caratterizzato il suo stile.

Il 22 gennaio 1987 è stata inaugurata a Milano la mostra The Last Supper, un omaggio di Warhol a L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, che si trova a due passi dalla sede espositiva delle Stelline. Questa fu la sua ultima mostra, poiché l’artista morì a New York il 22 febbraio dello stesso anno.

Andy Warhol ha esercitato una influenza profonda e duratura sugli artisti italiani. La sua estetica Pop e l’uso di icone della cultura di massa hanno spinto molti artisti a rivedere il rapporto tra arte, consumo e società, oltre ad utilizzare nuove tecniche come ad esempio il collage. Tra questi i maggiori esponenti della Pop Art italiana come Mario Schifano, Tano Festa e Mimmo Rotella.


SEZIONI

ART COVERS

La prima sezione della mostra è dedicata all’opera pressoché completa delle cover dei vinili realizzate da Andy Warhol, da alcune rare cover giovanili sino all’ultimo album, rimasto incompiuto, realizzato nell’anno della sua scomparsa, testimoniando così il suo costante impegno e l’importanza che annetteva a questo aspetto del suo lavoro.

I rigidi e seriosi contenitori dei primi dischi hanno visto l’irrompere progressivo di copertine coloratissime e a volte spiazzanti sotto il profilo grafico. Questo sconvolgimento è attribuito ad Andy Warhol che già nel 1950 con l’album di Thelonious Monk aveva creato una grafica e un lettering estremamente moderni.

Con una iconica copertina, The Velvet Underground & Nico, realizzata nel 1967, l’artista irruppe nel mondo della discografia cambiando radicalmente la concezione del contenitore e creando, probabilmente in maniera inconsapevole, il filone delle Art Cover.

Nel 1971 il mondo della grafica musicale ha un nuovo scossone: esce l’album Sticky Fingers dei Rolling Stones, con la copertina di Warhol in cui appare una vera cerniera applicata e apribile, che richiama immediatamente il mondo del rock, di una gioventù ribelle.

Nel 1976 con la cover di The Painter di Paul Anka troviamo un Warhol ormai proiettato verso un uso del colore e della fotografia unico, un marchio di fabbrica che ormai gli appartiene in toto.

INTERVIEW

Nata nel 1969 da un’idea di Andy Warhol con John Wilcock e Gérard Malanga, la rivista Interview è diventata in breve tempo la Bibbia del jet-set internazionale e una palestra di talenti, in parte ancora sconosciuti, ma che hanno trovato proprio nelle sue pagine il loro trampolino di lancio.

Ritratti e reportage fotografici, interviste e soprattutto le iconiche copertine hanno decretato il successo di una testata che nei primi anni Settanta ha cambiato anche il gusto e il modo di impaginare le notizie.

Le sperimentazioni di Interview diventano così una sorta di passe-partout verso il mondo del glamour internazionale.

Scorrere Interview è fare un tuffo in un mondo patinato in cui si alternano la leggerezza e l’esagerazione e in cui scorre la vita di un mondo apparentemente spensierato, nel quale non trovano spazio i problemi e i drammi della vita reale.

TRASH

Queste fotografie in tiratura originale sono state realizzate per la promozione del film Trash – I rifiuti di New York. Diretto nel 1970 da Paul Morrissey, il film venne girato a New York nel corso di otto sabati pomeriggio.

Il soggetto è dedicato alla vita quotidiana di un drogato divenuto impotente e della sua compagna, che, in realtà, è un travestito.

Il doppiaggio italiano, curato da Pier Paolo Pasolini e Dacia Maraini, usa voci che non hanno mai seguito corsi di dizione.

Trash è la seconda parte di una trilogia prodotta da Andy Warhol che comprende anche Flesh e Calore.

ADVERTISING

Nato come disegnatore e vetrinista, Warhol si è cimentato con le forme espressive più disparate. Tra queste non poteva mancare la pubblicità, a cui dedica particolare attenzione, a partire dai suoi studi in arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh.

La pubblicità è il mezzo di comunicazione di massa per eccellenza ed è alla base della rivoluzione della Pop Art inaugurata da Warhol.

Nella sua personale rappresentazione del mondo, Warhol considera qualsiasi realtà con lo stesso valore, come un oggetto patinato della pubblicità.

In mostra sono esposti alcuni manifesti per il profumo di Chanel e per film come Frankenstein, Dracula e Trash.

EDITIONS

La produzione artistica di Warhol comprende anche l’attività editoriale che è qui rappresentata dal libro intitolato Cats e da un catalogo della Galleria Sonnabend che contengono varie serigrafie.

La scatola di cartone contiene invece fogli di giornale con audiocassetta firmati a stampa.

ROSENTHAL

Tra le innumerevoli strade percorse da Warhol, quella della ceramica è stata una scoperta tardiva.

Tutto nasce dall’incontro con Philip Rosenthal che, da appassionato d’arte, invita Warhol per farsi fare un ritratto e durante le sedute fotografiche gli lancia l’idea di cimentarsi con la ceramica.

Da questo incontro sono nate le 24 formelle che sono qui esposte, decorate con disegni realizzati da Warhol per illustrare alcuni libri, declinati in oro zecchino a dare maggior pregio a una già rara e raffinata produzione artistica. Le formelle recano la firma a stampa di Andy Warhol e sono raramente esposte per la loro delicatezza.

POLAROID

La macchina fotografica Polaroid ha combinato due delle ossessioni di Andy Warhol: la natura usa e getta del consumismo moderno e la fotografia come ready-made.

Durante gli anni ’70 ha realizzato decine di migliaia di istantanee. Talvolta si sono concentrate su un singolo individuo o soggetto, talvolta su un ritratto formale, un evento informale con amici o una festa alla Factory.

Tra il 1970 e il 1976, Warhol ha istituito un rigoroso sistema di catalogazione. Portava a casa le Polaroid, le editava e le sequenziava, per poi inserirle in singoli album Polaroid Holson rossi.

Questi album, con la sequenza e i temi originali di Warhol, sono rimasti intatti. I Red Books contengono 11 album Polaroid Holson di Warhol. Ogni libro contiene una riproduzione facsimile della sequenza di Warhol.

Vi compaiono, tra gli altri, John Lennon e Yoko Ono, Paloma Picasso, Mick Jagger, Tony Curtis, Jack Nicholson, Marisa Berenson e molti altri protagonisti del jet set internazionale.

CAMPBELL’S SOUP

Warhol ha esplorato i linguaggi espressivi più disparati, ma sono senza dubbio le sue mitiche serigrafie ad averne consolidato la fama universale.

Nel 1962 ha realizzato una serie di tavole serigrafiche dedicate alle famose lattine di Campbell’s Soup, restituite in una sorta di trompe l’oeil, come monumenti del quotidiano in tutta la loro serialità.

Dietro l’impersonalità della serigrafia si cela la concezione “artigianale” della sua produzione artistica.

La scelta del barattolo di minestra è legata all’esperienza quotidiana di tutti gli americani. Il suo non vuole essere un atteggiamento critico ma, come afferma: “Semplicemente, dipingo questi oggetti perché sono le cose che meglio conosco.”

FLOWERS

Un’altra famosa serie di serigrafie è dedicata a dei coloratissimi Flowers.

Come scrive John Cage: “Con la reiterazione Andy ha voluto mostrarci che in realtà non c’è ripetizione, che tutto ciò che guardiamo è degno della nostra attenzione. Ed è stata, mi sembra, un’importante indicazione per comprendere tutto il XX secolo.”

Le grandi serigrafie sono le opere più iconiche che Warhol ha creato negli anni Sessanta e Settanta nella sua Factory, lo studio d’arte che aveva aperto nel 1962 e che è rimasto in funzione fino al 1984.

MAO

A Mao Zedong Warhol ha dedicato una serie di migliaia tra dipinti e stampe.

La rivoluzione culturale in Cina aveva reso celebre la figura di Mao tra le giovani generazioni.

Nel 1972 la visita del presidente Nixon in Cina fu un importante passo nella normalizzazione delle relazioni tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese.

Era la prima visita in assoluto di un presidente americano nel paese asiatico che, a quel tempo, considerava gli Stati Uniti tra i suoi rivali più accesi.

Warhol adotta dunque un nuovo idolo, replicandolo nelle forme più diverse, con colori freddi e antinaturalistici.

MARILYN

Warhol ha realizzato i ritratti di varie personalità del mondo del jet set e della storia della moda e del costume, ma soprattutto di Marilyn Monroe, verso la quale ha sempre avuto un amore sconfinato.

Ha iniziato a lavorare alla serie subito dopo la morte dell’attrice, nell’agosto del 1962. Ha scelto un ritratto fotografico realizzato in occasione del lancio pubblicitario del film Niagara e lo ha ritagliato per adattarlo al suo prediletto formato quadrato, ottenendo così opere di pura sensualità, in cui l’attrice sembra prendere vita, eternata in un’immagine immortale e caratterizzata da forti contrasti cromatici. “È la bellezza e lei è bella, e se qualcosa è bello i colori sono belli, ecco tutto.”

Con questa serie Warhol fa il suo ingresso trionfale nella Pop Art: le sue Marilyn hanno il potere di svelare luci e ombre della società dei consumi, denunciando lo smarrimento dell’uomo di fronte a una civiltà che impone desideri sempre più amplificati.

Ritratta e immortalata innumerevoli volte, dopo la sua morte, in rispettoso omaggio Warhol le ha dedicato un’intera edizione di Interview.

MICKEY MOUSE

La serie di litografie dedicate a Mickey Mouse è stata realizzata all’inizio degli anni Ottanta. Warhol si misura con l’ennesimo linguaggio espressivo: il fumetto.

In un periodo storico estremamente complesso per gli Stati Uniti, quello della Grande Depressione, Mickey Mouse aveva rappresentato un simbolo di speranza per gli americani.

In più occasioni Warhol afferma la sua ammirazione e stima per Walt Disney, creatore di un magico mondo e di un impero artistico di grande successo.

Inoltre, adora Mickey Mouse, icona culturale e commerciale e protagonista dei fumetti che leggeva da bambino.

Attraverso queste litografie, Warhol associa l’immagine del famoso protagonista dei cartoni animati e dei fumetti alla spensieratezza, al gioco e all’innocenza dell’infanzia.

JEAN-MICHEL BASQUIAT

Di padre haitiano e madre portoricana, Jean-Michel Basquiat trova fin da piccolo nel disegno uno sfogo al suo temperamento inquieto. Bambino precoce e determinato, eredita l’amore per l’arte dalla madre.

Esordisce alla fine degli anni Settanta nell’ambito del Graffitismo. Ha la fissazione di incontrare Andy Warhol e infine lo incontra in un bar un giorno del 1983.

Stringono un’intensa amicizia che diventa anche una collaborazione con opere realizzate a quattro mani. Insieme producono un centinaio di opere, tra cui la serie Collaborations del 1986.

Realizzano anche una mostra comune, nel cui manifesto appaiono entrambi con guantoni da boxe.

KEITH HARING

Se Andy Warhol ha cambiato la figura dell’artista già a partire dagli anni Sessanta, Keith Haring ha avviato una rivoluzione nel pieno degli anni Ottanta.

Questo giovane, ritratto da Warhol con pochi capelli e gli inconfondibili occhiali tondi, è un artista giocoso, autore di grandi pitture murali in cui nasconde messaggi importanti ed è un amante dei fumetti, una passione che condivide con Warhol.

Anche Haring, come Warhol, è originario della Pennsylvania e studia a Pittsburgh, da dove si trasferirà per raggiungere il caos creativo di New York.

Assiduo frequentatore dei locali più alla moda di Manhattan, conosce artisti, musicisti e attori ed entra in contatto con gli ambienti gay della metropoli.

In questo periodo l’AIDS inesorabilmente cambia il volto della città che non dorme mai, e sarà proprio questa terribile malattia a causare la sua prematura scomparsa a soli 31 anni.

JEFF KOONS

Provocatorio quanto inconfondibile, Jeff Koons è tra gli indiscussi protagonisti del mondo dell’arte contemporanea.

Nato nel 1955 in Pennsylvania, ha indagato il concetto di consumismo e celebrità, con opere spesso al limite dello scandalo.

Considerato un’icona neo-Pop, viene spesso definito erede di Andy Warhol e continuatore della Pop Art.

Balloon Dog è una scultura realizzata tra il 1994 e il 2000 in varie versioni, ognuna con un colore diverso. Fa parte della serie Celebration, concepita nel 1994 per onorare il tanto desiderato ritorno del figlio Ludwig da Roma, durante la battaglia legale per il suo affidamento con l’ex moglie Ilona Staller.

Ufficio stampa & Informazioni

INFO

Mostra “Andy Warhol. Pop Art & Textiles”
31 ottobre 2025 – 6 aprile 2026

Palazzo Gromo Losa (Corso del Piazzo, 22 – Biella)*
Palazzo Ferrero (Corso del Piazzo, 29 – Biella)*
(*) dal 1° settembre il servizio della funicolare sarà sostituito da un bus a pagamento. 

Orari di apertura
Mercoledì e giovedì 15.00-19.00
Venerdì, sabato e domenica 10.00-19.00
1°novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 1° e 6 gennaio, 5-6 aprile 10.00-19.00
25 dicembre chiuso

UFFICIO STAMPA

Mostra ‘Andy Warhol. Pop Art & Textiles’
Maia PR & Comunicazione / Creation
Antonella Maia
press@antonellamaia.com
Cell. 349-4757783

Creation
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